IL RACCONTO DI SERENA, UN’EDUCATRICE

Anche in tempi di Covid-19 noi educatori di comunità ESISTIAMO. E non solo esistiamo, ma continuiamo a lavorare, a dedicarci a chi non ha alcun punto di riferimento.

Per quanto mi riguarda, faccio l’educatrice in una comunità maschile per minori non accompagnati. La situazione è giorno dopo giorno peggiore, siamo abbandonati a noi stessi, senza protezioni e con le direttive di continuare a lavorare nel caso in cui qualcuno dovesse risultare positivo.

I ragazzi sono esplosivi; gli stiamo sottraendo quelle poche libertà che a fatica avevano conquistato, sono stati privati di supporto psicologico e di incontri con i propri cari. Sono rinchiusi con noi operatori che ci ritroviamo sempre più a fare da sbirri e a contenere le frequenti e violente liti che ormai si susseguono nel quotidiano, perché è questo che accade in un ambiente compresso e abbandonato dalle istituzioni.

Ho paura per la mia salute e per la mia vita, per quella dei miei colleghi e per tutti i miei ragazzi che, seppur non completamente consapevoli di ciò che stanno affrontando, ci provano con tutte le loro forze. Voglio sì complimentarmi con infermieri, medici e operatori sanitari per il loro lavoro innegabilmente essenziale, ma vorrei fare presente che noi esistiamo e RESISTIAMO, senza supporto alcuno né lodi.

Noi ci siamo, stiamo continuando il nostro lavoro, inclusi molti tra noi che si ritrovano in uno stato psicofisico non proprio ottimale, ma che per la Regione devono lavorare, in quanto asintomatici.

Ed io, a 25 anni, mi sto trovando ad affrontare un’emergenza che pare più grossa di me.

* Illustrazione di Alice Gangemi