AGNESE

Quando è nata mia figlia, ormai più di un anno fa, per diverse ragioni mi sono trasferita sull’appennino.

All’inizio non è stato facile, l’idea di allontanarmi dal centro, dalla possibilità di vivere attivamente la socialità e politicamente la mia città, mi disturbava. D’altra parte c’erano tutti i pregi di vivere in montagna con una bimba piccola. Un bambino più sta lontano da smog e cemento più sta meglio. Interiormente però si agitava ancora un io più urbano e dinamico.

Poi è arrivata questa emergenza sanitaria…e il mondo intero ha cambiato ritmo. Ma la mia quotidianità è cambiata di ben poco, i boschi e i borghi desolati mi stanno salvando. Posso camminare per ore insieme a mia figlia senza incontrare nessuno, tantomeno della polizia che mi chiede dove sto andando. Non ho mai amato così tanto la mia casa.

Chissà che magari questa quarantena forzata nelle nostre dimore non ci interroghi su come viviamo, come spendiamo i nostri soldi e le nostre energie e che atteggiamenti di rispetto vogliamo attuare nei confronti del nostro pianeta, il cui inquinamento ci vede tutti responsabili. Contemporaneamente alle passeggiate e agli studi cerco di crescere ogni giorno mia figlia affinché un domani sia il più libera e integra possibile, e qui son giunta ad una conclusione: sono tutte utili queste forze e forme di resistenza e di presa di coscienza. Dai contadini che ancora zappano la terra, agli infermieri, gli attivisti , ai genitori che crescono i propri bambini, che siano in città o in campagna , in Italia o nello Yemen, bianchi o neri, maschi o femmine o tutti e due contemporaneamente … affinché un domani siano adulti solidali in un mondo meno corrotto. Non importa dove ma la resistenza dev’essere quel seme che è sempre fertile.

* Illustrazioni di Alice Vignodelli