In questi giorni Bologna si ritrova a vivere immersa nella cappa di Pm10 e vengono lanciate le misure emergenziali per ridurre l’inquinamento. Ci dicono che riducendo il traffico veicolare migliorerà la qualità dell’aria e che potremo tornare a respirare con più tranquillità.
Quello che non ci dicono è che non è un’emergenza ma la normalità, anche quando i valori sono inferiori alla soglia stabilita non c’è da star tranquilli, le particelle cancerogene e mutogene le respiriamo lo stesso, e le accumuliamo. Ci vogliono far credere che rispettando il blocco della circolazione delle vetture più inquinanti e facendo la raccolta differenziata faremo la nostra parte per rendere più vivibile la città e il pianeta, ma mentre noi facciamo questo si continua ad abbattere alberi, a fare strade per far circolare altre macchine, a bruciare carbone per ricaricare quelle elettriche, a costruire supermercati con ampi parcheggi per vendere merci avvolte in quintali di plastica, a fare gasdotti, pozzi petroliferi e miniere per rifornirci di combustibili fossili. Se sicuramente i comportamenti individuali vanno migliorati quello che andrebbe radicalmente cambiato è il contesto in cui viviamo e che ci viene imposto. Gli stili di vita indotti, l’idea stessa di sviluppo. La scelta dei tanti che non possono permettersi una macchina non inquinante, funzionale per stare al ritmo della produzione e del consumo a cui dobbiamo aderire per campare in questo sistema, vengono messe sotto attenta osservazione, quella di chi ancora decide di produrre le macchine inquinanti, di chi investe ancora assurdamente sui combustibili fossili invece che sulle energie rinnovabili sono intoccabili.
A Bologna nonostante l’ormai abituale sforamento del PM10 il comune vuole radere i bosco dei Prati di Caprara, un sistema vivente che da venti anni sta rigenerando il suolo e l’aria della città, per fare più di mille appartamenti con annessi abitanti che avranno macchine che bruceranno diesel e benzina e caldaie pronte a bruciare metano, e produrre altra CO2, NO2, PM10 e quant’altro.
Per questo da mesi siamo entrati nella rete cittadina Aria Pesa che dal basso sta portando avanti un campionamento del biossido d’azoto nell’aria e nel comitato Rigenerazione no speculazione che si batte per un’idea di città basata sulla salute e la vivibilità di chi la abita e non sulle logiche estrattive della speculazione. Oggi siamo entrati nel bosco spontaneo dei Prati di Caprara per ribadire che va difeso, che è un bene comune, non del demanio, non dell’amministrazione comunale e nemmeno dell’invimit, ma di qualsiasi essere vivente. Per togliere il telo verde che nasconde lo scempio che hanno fatto abbattendo due ettari di bosco per una scuola di cui ancora non esiste nemmeno il progetto. Per aiutarlo ad essere ancora più resistente e resiliente.
E abbiamo deciso di farlo oggi, mentre in Polonia si svolge il cop24, l’ennesimo summit che analizzerà il problema ma non troverà le soluzioni, perché oggi in tutta Italia si mobilitano le comunità che da anni lottano per difendere i loro territori dalle opere inutili e dannose imposte per affermare che il progresso va avanti e non bisogna guardare indietro. Ma questo non è progresso ne sviluppo ma devastazione, rapina. Non potremo guardarci indietro perché dietro non ci sarà più nulla da guardare, solo il deserto, il pianeta è già al punto di non ritorno, ormai si tratta di limitare i danni e imparare a coesistere con i nuovi equilibri, e le catastrofi ambientali degli ultimi mesi dovrebbero farcelo capire. Il problema è globale per questo dobbiamo rispondere globalmente e intrecciare le lotte, con i notav che da più di vent’anni si battono con coraggio e caparbietà per difendere le montagne che abitano, con i notap che in tutto il paese, dal Salento fino a Minerbio, cercano di contrastare un opera anacronistica e pericolosa, con tutti i comitati che lottano contro nuovi inceneritori cementifici e quant’altro il capitalismo estrattivista vuole costruire per sfruttare oltre il limite
È il momento di lottare per difendere il futuro.
Ci troverete nelle strade, nelle piazze e nei boschi.
Làbas & Tpo