Sul Corriere di Bologna, la presidente di quartiere Ilaria Giorgetti prova maldestramente a contenere il coro di opposizione al noto progetto edilizio che dovrebbe porre fine all’esperienza di Làbas, emerso ieri con l’iniziativa delle Social Street di spedire una lettera al sindaco Merola.
Le esperienze come la nostra e quella di Atlantide non sono buone o cattive, arroganti o simpatiche: sono espressione delle esigenze e i bisogni del territorio o non lo sono. A questa domanda, il dibattito che ha innescato il terremoto che fa tremare le poltrone di questa classe politica ci sembra una risposta chiara.
Evocare la “riqualificazione” di questo spazio attraverso un albergo, un ristorante e degli uffici è uno schiaffo all’ intelligenza collettiva, compresa quella del suo (ex?) elettorato che ben volentieri partecipa alle nostre iniziative. Mentre la necessità di un parcheggio, che nel POC si traduce in soli 15 posti auto, non ci sembra un ostacolo a trovare una soluzione condivisa. I progetti che hanno reso Làbas un polo di cooperazione senza fini di lucro non sono frutto di un incantesimo, ma del lavoro di ragazzi e ragazze che si sono rimboccati le maniche sostituendo, con passione politica, ciò che le istituzioni hanno reso improduttivo per 15 anni. Ci viene cucito addosso il “marchio dell’illegalità”, ma se l’iter delle regole è quello scritto dalla politica delle colate di cemento abusive, dei vertici di Cassa Depositi e Prestiti provenienti da Goldman Sachs, Fondo Monetario Internazionale e persino dalle figlie -raccomandate- dei ministri come Eleonora Padoan…siamo orgogliosi di essere estranei a queste regole! In settimana convocheremo una conferenza stampa con cui tracceremo una road map, ampia e popolare, ecologica e democratica, che si opporrà ad un destino che qualcuno crede già scritto.